ora anche il Granchio Blu (specie aliena)… in tavola!

15 agosto 2022 – C’è un futuro in tavola per le specie aliene che hanno iniziato a vivere e prendere sempre più vita nei nostri mari.

In particolare, il temuto granchio blu, se pescato può essere lavorato e rivenduto sul mercato internazionale. A sostenerlo è la società Mariscadores, una start-up femminile ideatrice del progetto Blueat – La Pescheria Sostenibile per una migliore gestione delle specie aliene in mare, in collaborazione con la società Tagliapietra – che lancia un appello ai pescatori italiani per spingerli a catturare il granchio blu, specie aliena diffusasi nel mar Adriatico e anche in alcune zone del Tirreno. E a venderlo a un prezzo stabilito alla società che ne curerà la trasformazione e l’esportazione verso i mercati internazionali dove costituisce un prodotto molto apprezzato.

Il progetto è partito nel dicembre scorso ed è nato dalla passione per il mare e per la sua conservazione di cinque ragazze di Rimini. L’obiettivo è di trasformare un problema ambientale in una risorsa per le comunità dei pescatori costieri. “Ci rivolgiamo a tutti i piccoli pescatori artigiani/costieri che volessero partecipare all’innovativa iniziativa commerciale con l’obiettivo di pescare la maggior quantità di granchio blu (parliamo nell’ordine di tonnellate) con sistemi di pesca compatibili con l’ambiente marino e la risorsa, sia nel Mar Adriatico che Ionio”, dicono le creatrici di Mariscadoras. “Noi garantiremo l’acquisto del prodotto e il pagamento, fornendo a singoli pescatori o cooperative di pesca tutta l’assistenza scientifica ed ambientale necessaria finalizzata ad una pesca sostenibile del granchio blu o granchio nuotatore (Callinectes sapidus)”, spiega Carlotta Santolini, biologa marina e fra le ideatrici del progetto Blueat.

Il problema, dal punto di vista ambientale, è concreto: le specie aliene marine invasive sono organismi che a causa delle attività umane e dei cambiamenti climatici sono stati trasportati dall’oceano nei nostri mari, e si sono adattate perfettamente al nuovo habitat, moltiplicandosi e diventando un problema per l’equilibrio del delicato ecosistema Adriatico e del Mediterraneo in genere.

La soluzione proposta dalla società dalle giovani imprenditrici riminesi è di promuovere la pesca selettiva e così il consumo in ambito alimentare umano delle specie aliene, contribuendo a ridurre i danni che verranno arrecati al sistema socio/economico ed ambientale.

In particolare, il progetto Blueat – La Pescheria Sostenibile ha come obiettivo l’utilizzo del granchio blu, Callinectes sapidus, autoctono delle coste americane che si affacciano sull’Atlantico, diffuso poi in Mediterraneo. Si tratta di un granchio della famiglia dei portunidi, detti anche granchi nuotatori. Originario dell’Atlantico occidentale e del golfo del Messico è una specie apprezzata per la sua importanza culinaria ed economica. Dagli inizi dello scorso secolo e grazie a ripetute e indipendenti introduzioni attraverso le acque di zavorra delle navi, il granchio blu ha invaso le coste di molti paesi nel mar Baltico, mar Nero e mare di Azov e di almeno 12 paesi del Mediterraneo. La prima segnalazione di questa specie in Mediterraneo risale al 1948 (Venezia). Nel mar Mediterraneo il granchio blu è considerato una specie aliena invasiva. Curiosamente invece, negli Stati Uniti è considerato un prezioso crostaceo e sostiene un’importante attività di pesca. Nell’ultimo decennio, diverse ricerche hanno messo in evidenza le elevate qualità nutrizionali della carne di granchio   blu del Mediterraneo, e piccole attività di pesca di Callinectes sapidus si trovano attualmente in Turchia e nella Grecia settentrionale.

Fonte: huffingtonpost

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