E così per caso, da una semplice notizia appresa dal web, si scopre Dino Ferrari (un uomo qualunque) che si vanta dal proprio profilo facebook di praticare, in qualità di “sportivo”, una specialità tanto antica quanto crudele e sanguinaria. Poco importa se la pesca, cosiddetta erroneamente “sportiva”, venga considerata dall’opinione pubblica come una specialità alquanto competitiva e da ritenersi dunque, non si capisce come e perchè, un “arte” non per tutti. Poco importa se le competizioni sono da ritenersi tali proprio grazie ad uno sforzo reciproco tra le parti contendenti in rivalità presunte non violente. Poco importa se il Siluro (chiamato così volgarmente il Silurus glanis) sia stato introdotto proprio dall’essere umano ormai mezzo secolo addietro nei principali fiumi italiani. Poco importa se in talune zone sono stati presi provvedimenti per salvaguardare le specie autoctone, vietando appunto ai pescatori la reimmissione in acqua del pesce Siluro. Poco importa se Dino Ferrari e i suoi amichetti dovranno pagare 50 euro per aver ributtato in acqua l’Animale di 2,67 metri e 127 chili. (50 euro! La vita di un Animale vale meno di una semplice infrazione stradale!)
E se qualcuno ritiene che si tratti di una specie ritenuta dannosa per la fauna ittica autoctona…è doveroso e necessario pescarlo e farne un trofeo? O peggio gettarlo come un rifiuto dopo averlo immortalato in una foto? Del resto è lo stesso Dino Ferrari che dice in un intervista: “Sapevo di violare la legge, ma tutti i pescatori fanno così. Come si fa a smaltire un animale di quasi 130 chili? Qui non ci sono strutture a cui rivolgersi.” E poi ancora: “Ci siamo accontentati di averlo catturato e di essere persino stati intervistati per cinque minuti dalla Cnn. Che soddisfazione.”
La pesca e la caccia sono tutt’altro che pratiche sportive pacifiche ed etiche. Definite “passioni” personali da chi le pratica, spesso come passatempo domenicale. Ancor più spesso raccolte addirittura in gruppi di più persone definite “team”, come appunto quello di Dino Ferrari: “Sportex Italia”. Che bel nome…degno di una squadra ai limiti del machismo, con tanto di cappellini e magliette “loggate” rappresentative di un elìte d’ispirazione Swat. Che dire…uccidere Animali solo per un istinto barbaro e primitivo è il peggio che un essere umano possa fare, oggi.
Le competizioni in ambito sportivo costituiscono simbologia di intelligenza, forza, astuzia, fierezza umana non violenta. Cosa rappresentano la caccia e la pesca?
Molti potrebbero paragonare il fucile, l’arpione o la canna da pesca…ad un prolungamento artificiale del proprio pene, forse troppo atrofizzato per essere strumento di procreazione. Si ironizza (perdonate il semplicismo) su una realtà molto triste e deprimente in cui poveri Animali indifesi vengono uccisi, selvaggiamente, ipocritamente e vigliaccamente, per essere trasformati in simboli di mascolinità perversa e a tratti deprimente. Ci sono rari casi in cui anche le donne vengono coinvolte in queste pratiche vergognose e condannabili da una consapevolezza umana ormai raggiunta e consolidata. Chi segue e sponsorizza queste abitudini non a caso purtroppo è genitore e cittadino modello, non a caso forse tramanda ai propri figli eredità tanto controverse e discutibili…e non a caso quindi è colpevole di un antropocentrismo silente e criminale.
Tollerare la violenza sugli Animali è un reato impunito che non si può sottovalutare. Informare e condividere queste notizie scandalose è un dovere da parte di chi si impegna quotidianamente per agevolare la Liberazione Animale e condannare chi pratica gratuitamente violenza e crudeltà su esseri viventi innocenti.
Fonte: Reset Italia