Nell’aprile del 2011 il leader di CENTOPERCENTOANIMALISTI, Paolo Mocavero, subì una perquisizione domiciliare da parte della DIGOS su mandato del PM della Procura di Rovigo, dietro denuncia dei legali della Federcaccia. La motivazione era: minacce e imbrattamento, a seguito dell’affissione di un manifesto sarcastico alla sede della Federcaccia locale.
In realtà si voleva intimidire e demotivare chi lotta veramente contro le stragi e i vandalismi provocati dai cacciatori. Il che non è riuscito per niente, come tutti possono vedere. Comunque venne sequestrato il PC di Mocavero, manifesti e adesivi, perfino pennarelli. Tutto materiale tenuto sotto sequestro durante i cinque anni di durata del processo. In quell’occasione le associazioni venatorie e noti personaggi (come Berlato e Carretta) gioirono e cantarono vittoria, riconoscendo con questo l’importanza e la validità della lotta che Paolo conduce da anni contro gli assassini legalizzati.
Nel maggio del 2016, finalmente è stato emesso il verdetto: ASSOLUZIONE PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE . Cioè, dire a un assassino che è un assassino non è reato. Crolla così la montatura costruita sul niente dai cacciatori e dai loro azzeccagarbugli.
Militanti di CENTOPERCENTOANIMALISTI, rispettosi della sentenza del Tribunale, nelle notte tra l’1 e il 2 agosto sono tornati ad appiccicare con il nastro adesivo gli stessi manifesti (dissequestrati di recente) che erano serviti come pretesto per la denuncia proprio alla sede della Federcaccia in via Levico a Rovigo. I cacciatori quindi, apprezzino il “trofeo” della loro più pesante sconfitta.
Per lo striscione e per il manifesto che vedete nelle foto, oltre alla perquisizione, ai pedinamenti e quant’altro, è stato fatto un processo durato cinque anni, ma Paolo e i Centopercentoanimalisti non si sono fatti intimidire.