A Origgio (Varese), tra pochi giorni si aprirà l’annuale fiera di primavera, la fiera del “bestiame”. Per “bestiame” intendono Bovini, Cavalli, Maiali, Conigli, Polli….. tutti quegli esseri viventi e senzienti, ridotti a merce, destinati alla morte.
Animali che saranno, come di consueto, sottoposti al trauma del trasporto; alla sofferenza di quattro giorni in spazi inadatti, tra gente che grida, sotto il sole o la pioggia; il cui destino è tornare a una vita di dolore negli allevamenti, fatti riprodurre forzatamente, per poi finire uccisi in modo barbaro e fatti a pezzi. Perché questo è il trattamento che l’allevatore riserva ai “suoi” Animali, con buona pace delle balle sugli allevamenti “compatibili”.
E la fiera di Origgio, come tutte le manifestazioni simili, è solo un’occasione per pubblicizzare il proprio “prodotto”, per comprare e vendere Animali ridotti in schiavitù: delle merci, appunto. Questa è la realtà degli allevamenti, e la tappa finale è il mattatoio. Il tutto per lo sporco guadagno di chi alleva, vende, trasporta, uccide, e di chi poi smercia i cadaveri.
E per colpa, diciamolo chiaramente, dei molti che per ignoranza, egoismo o perversione del gusto continuano a mangiare carne, la cui nocività è dimostrata. Dietro questa fiera c’è una lunga catena di dolore e morte.
Per questo militanti di CENTOPERCENTOANIMALISTI nella notte tra il 19 e 20 aprile hanno affisso sui cancelli della fiera, uno striscione che la chiama col suo vero nome: “NO ALLA FIERA DELLA VERGOGNA!”