10 marzo 2019 – Un topolino bianco ancora vivo inchiodato per la coda al tronco di un albero. Sotto una gabbia con altri due esemplari, probabilmente le prossime esche vive a cui spetta lo stesso destino. Poco distante una foto trappola pronta a immortalare il rapace che si fionderà sulle prede inermi. È questa la scena dell’orrore che qualcuno ha preparato nel parco P.A.N.E. (Parco Agricolo Nord Est), in provincia di Monza e Brianza. «Comportamenti del genere non sono accettabili – ha detto al Giornale di Monza il presidente del Parco Massimo Merati –. Il topolino è morto di stenti dopo una notte trascorsa al gelo inchiodato all’albero».
Richiami vivi o prede, esattamente come fanno i bracconieri per attirare gli animali da uccidere. Ma questa volta lo scopo è diverso: a prepararlo un fotografo, presunto naturalistico, alla ricerca perversa e malata di un’immagine da poter mostrare come se fosse il risultato di una sua particolare abilità artistica. Un risultato da portare a casa a costo della vita di un animale innocente. Il racconto per immagini di una natura distorta dall’intervento umano.
«Riteniamo sia un atto di estrema crudeltà e barbarie – hanno dichiarato i responsabili del Movimento Animalista Monza e Brianza – Essere fotografi naturalisti significa amare e rispettare la natura e la fauna e nessuna motivazione può giustificare un atto simile. Il nostro compito è di salvaguardare e tutelare ogni forma di vita, anche quella di piccoli animali indifesi, come i topolini bianchi. Troviamo assurdo che si possa arrivare a tanto solo per scattare una fotografia e auspichiamo che le forze dell’ordine individuino quanto prima il responsabile».
Fonte: La Stampa